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244 | il flauto nel bosco |
Allora venivano a cercarlo gli altri grandi cacciatori che non erano neppure amici suoi nè fra di loro, ma ogni tanto si riunivano in bande armate come per andare alla guerra.
La contrada si animava di voci, di scalpitii di cavalli, di giochi e latrati di cani, e una gioia feroce gonfiava l’aria: e a me veniva da piangere di commozione epica, col libro di scuola in mano, all’ombra mite del cipresso dell’orto.
«Quando da un poggio aereo...» poichè già il velo brillante della letteratura fluttuava fra la mia fantasia e la realtà: e anche il nostro allampanato vicino di casa, sul suo cavallo da caccia che serviva anche per tirare la macina delle olive, diventava un eroe.
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Del resto a quell’età si è tutti un po’ visionari; e le passioni più profonde che hanno radici in terra ma tendono verso l’infinito, si provano solo nell’adolescenza.
L’ambizione era la mia passione di quel tempo: diventare grande, conquistare il mondo. In che consistesse questa conquista non lo sapevo e ancora non lo so. E la presunta grandezza già si nutriva di dolore al