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218 il flauto nel bosco

verso dove via Alessandria sbocca col suo fiume di umanità inferiore, voi che comunicando il vostro brivido disperato al malumore finora opaco e duro gli ridestate l’istinto a ribellarsi, a sollevarsi, a cercare i mezzi per convertire il fango in oro e creare così una ricchezza che ci renda padroni delle ville e dei parchi di palme e di cedri.

Si ha l’impressione allora che gli stracci siano fazzoletti agitati dai finestrini dei treni in partenza; addio, addio: persone che vanno, persone che restano; addio, addio; partire è un poco morire: bisogna ricominciare la vita.

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Ma ogni sentimento di ambizione e di speranza ricade col proseguire la strada. Vado in su, verso la piazza stellare del mercato vuota in quell’ora coi suoi sfondi metallici il cui riflesso fa luccicare il fango e i cavalli e gli asini dei carretti alcuni fermi in mezzo alla strada con le loro brave mangiatoie, più tranquilli che nelle loro stalle.

Mazzi di fiori di fanciulle ridono negli angoli dei marciapiedi, e nel centro misterioso di via Reggio una folla nera si