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Amicizia 183

ancora a infilare l’ago, ed ha una memoria di ferro. Si ricorda di un porco che le fu rubato la notte che nacqui io, la bellezza di sessantadue anni fa, e ancora fa ricerche del ladro: perchè noi, gente religiosa siamo; se però un torto ci vien fatto non lo dimentichiamo più. E questa mia vecchia, dicevo, è ancora arzilla e svelta: prima che io partissi mi diceva: cerca di vedere il papa; poi ci verrò anch’io, a vederlo, così morrò contenta.

— Dovrebbe aspettare ancora un po’, a mettersi in viaggio — sogghignò il compare, un po’ geloso della nuova amicizia, e poichè l’altro continuava e adesso alzava la voce come per farsi sentire da qualcuno, gli diede di nuovo un colpo sulla gamba, invitandolo a tacere.

— Qui non si usa stancarsi la gola, per non perdere il sapore del vino.

— Tanto più che c’è chi pesca e ripone nel sacco ogni nostra parola — disse piano l’ometto, accennando con la coda dell’occhio al personaggio con gli occhiali.

Allora il nuovo amico si protese verso di lui con curiosità ansiosa; ma un ultimo colpo sotto il tavolino lo richiamò al patto di un assoluto silenzio a proposito del personaggio misterioso, e gli fece ringoiare le sue domande.