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140 | il flauto nel bosco |
mento: solo mi rivolgo all’uomo che credo colpevole e gli dico: fa tu in modo che risulti la mia innocenza, sia pure col fuggire, ed io non ti indicherò. Ho finora accettato il mio soffrire ed ero disposto ad accettare anche la pena, per scontare i miei peccati: il peccato di adulterio, il peccato di aver fatto morire di dolore mia moglie; ma poichè Dio mi ti ha posto davanti è segno che egli vuole sia fatta giustizia.
Egli guardava verso l’ala destra dei giurati, e a dire il vero questi, dopo il primo impeto di protesta, avevano preso un aspetto di diffidenza gli uni verso gli altri; ma gli occhi dell’accusato avevano una fissità di follia, e nessuno, in fondo, sebbene alla superficie scosso da un brivido, credeva alle sue parole.
Egli si passò una mano sulla fronte, e mentre il presidente insisteva per chiudere l’udienza, aggiunse con voce tremante:
— Dio mio, Dio mio, è giunta l’ora della tua promessa. Non per me, ma per gli uomini ciechi, non per me, ma per quelli che non credono nella tua giustizia. Dimostra dunque che essa non comincia solo col regno della morte.
Diceva con tale fede queste parole che tutti davvero provarono un brivido. E il suo viso parve vuotarsi ancora di più, di-