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132 | il flauto nel bosco |
po non so più nulla di loro, e lui non s’è fatto vivo neppure per reclamare l’eredità del padre: so però che ha fatto fortuna, e questo mi consola.
— E l’altro?
Un’ombra appannò la lucida serenità del suo viso di lacca: un’ombra di sdegno più che di dolore, come se dentro ella protestasse contro quest’altro non preveduto inganno del destino.
— È morto in guerra.
E forse per far tacere le voci interne e le parole di inutile conforto che le si potevano porgere, riprese subito:
— È morto da valoroso, e il Duca stesso lo afferma in una lettera che mi scrisse personalmente. Lei, dice, può sentirsi orgogliosa di essergli madre. E orgogliosa mi sento; ma oramai non mi resta che di andarmene anch’io: ci rivedremo tutti nell’altro mondo, e questo è un calcolo che non falla. Solo, voglio morire tranquilla, in casa mia, nel mio letto. Non mi verrà certo un accidente per strada perchè non esco mai. Mi dispiacerebbe solo se avessi una lunga infermità perchè non voglio nessuno intorno a me: eppoi il mio letto è troppo grande e sarebbe difficile, a chi mi assisterebbe, di voltarmi e rivoltarmi. Ma ho pensato di dividerlo, il letto, che è fatto