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cambiato l’aspetto delle cose versandosi sul mondo come una macchia d’inchiostro sulla pagina bianca del quaderno.

Dalla finestra il ragazzo sentì la tosse della madre: si ritirò e si mise a studiare.

Quando ella entrò col suo fazzoletto della spesa, egli sentì un cattivo odore, un odore di baccalà guasto, e pensò al padre e gli venne da vomitare come quando s’era stretto il fazzoletto al collo.

Si alzò di scatto e prese la posizione di quando il professore lo interrogava.

— Mamma, devo dirti una cosa: ieri, mentre eravate fuori, un agnellino qui del gregge è entrato nella stalla; io mi ci sono messo a giocare, l’ho preso fra le braccia e si vede che l’ho stretto assai perchè è morto. Vieni a vedere; è giù.

— Tu sei pazzo — gridò la madre, poi fu presa da un colpo di tosse che le impedì di continuare; tuttavia seguì il ragazzo, e tirò su lei l’agnello già un po’ rigido e con gli occhi spalancati di vetro nero.

— Come si fa, adesso; è un bell’impiccio — disse finalmente, guardandolo da tutte le parti. — Tuo padre, poi!

— Io direi di scorticarlo, mamma. A papà si dice che l’hai comprato, per Pasqua. Adesso si può comprare qualche cosa, accidenti! Siamo così miserabili perchè vi-