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il padrone 91

tornava alla sua faccenda: non s’udiva allora che il rumore del vento al di fuori, continuo e monotono come il rombo del mare, e nella cucina il picchiettare della pala dentro il forno e il mormorare della fiamma.

Attraverso l’uscio gli uomini vedevano la piccola padrona, esile e gentile come una bimba, e l’infornatrice gigantesca, nera, abbrustolita dal calore del forno, andare e venire, trascinare i canestri, sfornare il pane e ripulirlo della cenere con un mazzo di foglie di malva. Accanto all’uscio un cestino di pane caldo esalava un odore di fieno; la porta d’ingresso ogni tanto si apriva e cacciata là dentro a viva forza dal vento entrava con le sottane gonfie qualche donna che andava difilato a scegliere il pane e se ne scaldava le mani e in ultimo porgeva una moneta che Maria Franchisca si buttava in tasca senza neppure guardarla.

*

Così un giorno entrò il maestro di scuola, con le mani nelle tasche della giacca logora abbottonata, uno scialle grigio con la