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84 | la martora |
si sta bene, là, sì, dove non c’è gente, dove non si va a scuola. Anima mia bella....
La martora gli leccava l’orecchio.
Intanto la monaca aveva ritirato senza parlare il canestro delle provviste e apparecchiava.
— Venite fuori, — chiamò sottovoce.
Ma quei due, sotto, parevano morti; morti, abbracciati, sepolti nel loro sogno d’amore e di libertà.
— Ci lasci qui, — disse finalmente Minnai. — Si sta bene. Ci dia da mangiare qui. Io sono abituato a stare sotto il letto, quando la zia vuole bastonarmi. Allora mangio e leggo e anche scrivo, sotto il letto. E anche dormo.
Ma la monaca voleva la sua compagna, senza la quale non sapeva più vivere, e anche la martora all’odore delle vivande s’agitava, s’allungava come un serpe, calda e molle sul petto di Minnai, puntandogli le zampine unghiute sul collo, cacciandogli il muso sottile sotto le ascelle. Finalmente riuscì a sgusciargli sottile di sotto il braccio ed egli uscì dietro di lei.
Il pasto era abbondante, e c’era anche il