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la porta stretta 71

alla voce dolce del mare, nel silenzio voluttuoso del meriggio d’autunno.

Egli balzò sul cassone e guardò dal finestrino. Elisabetta e il parente erano là, nel cortiletto chiuso lontano dal mondo come un’isoletta deserta in mezzo a un infinito oceano d’oblio. Avevano finito anch’essi il loro piccolo banchetto e una bottiglia vuota scintillava fra l’erba nuova in mezzo alle pietre. E loro due se ne stavano seduti nell’angolo più sicuro del cortiletto, all’ombra del muro, e si tenevano stretti, baciandosi tristi come due sposi in esilio.

Non videro neppure il viso spaurito del prete al finestrino: si accorsero di lui solo quando spinse furiosamente la porticina e apparve nello stretto vano come in una cornice che schiacciava la sua figura nera. Si staccarono allora e mentre Elisabetta si raggomitolava e nascondeva il viso infantilmente, l’uomo si alzò, ma si appoggiò al muro per sostenersi.

Il prete si avanzava verso di loro, cieco di dolore, balbettando parole terribili.

— Meglio.... meglio era vedervi morti.... come ho veduto Peu....