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66 | la porta stretta |
compra dei fichi d’India intorno ai carri carichi di questi frutti, trattando coi venditori serî e impassibili come mercanti orientali che vendessero oro e cestini colmi di cose preziose.
Poi prete Maxia tornava nella sagrestia e dalla porticina aperta verso un antico cortiletto recinto di muri alti dava uno sguardo a sua sorella che, in lutto com’era e per la disciplina che egli le imponeva, si era ritirata là per non prendere parte nè ai balli nè ai canti. Ma un venditore di fichi d’India, un bell’adolescente pallido, s’era spinto fin là dentro e offriva un cestino di frutta alla fanciulla. Ella guardava il cestino ai suoi piedi, tutta chiusa nel suo costume rigido, col viso di perla nascosto a metà dal fazzoletto nero, e pareva indecisa: finchè il giovine si curvò, prese il cestino con tutte e due le mani e così chino glielo offrì: e le sorrideva, nell’atto dell’offerta, coi begli occhi neri lucenti, la bocca fresca carnosa. Prete Maxia ebbe paura per la sorella. Non si sa mai cosa succede alle feste: e non le disse nulla, ma di tanto in tanto si affacciava a sorvegliarla dalla porticina della sagrestia.