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la porta stretta 63

veiva, trattandoli tutti come figliuoli prodighi, come emigrati che fossero partiti buoni e pieni di buona volontà e ritornassero miserabili, viziosi. A sentirlo, il paesetto tranquillo ove le donne vivevano recluse nelle loro casette come in piccoli monasteri e i giovani erano allegri solo nei giorni di festa dopo aver bevuto e giocato un poco fra loro a pugni come i ragazzi, era una nuova Sodoma, un covo di Filistei e di gente senza speranza di salvezza eterna.

Eppure le donne piangevano e gli uomini non protestavano nell’ascoltarlo. Un’ombra sorgeva fra lui e i fedeli, quando egli predicava: l’ombra del fratello di lui, don Peu, ucciso in una grassazione dopo una vita di tristi vicende: sventura e vergogna per cui prete Maxia era fuggito dal suo paese di montagna ed aveva scelto per esilio, trasformandolo poi in luogo di apostolato, il mite villaggio di collina.

Ma la gente qui dunque era tranquilla e se non si lasciava convertire non se la prendeva neppure troppo col giovine prete, anzi lo considerava con pietà. Eccolo lì, col suo gruppo di famiglia in esilio, la piccola so-