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sotto l’ala di dio | 47 |
Ma egli non parlava più, non si moveva, col lembo della tovaglia sul capo. Allora la donna buttò per terra l’ampolla che si ruppe, e si aggirò due volte intorno a sè stessa, smarrita, come cercando qualche cosa che l’avvolgeva eppure le sfuggiva. L’umiliazione e la rabbia le davano una forza terribile: sospirò forte, guardò con occhi smarriti il Cristo che dietro il vetro della nicchia pareva perdersi in un’acqua profonda, e infine afferrò Gian Gavino per il braccio e lo tirò giù, giù, per i gradini dell’altare, per i gradini dell’abside, e come egli tentava di resistere afferrandosi alla balaustrata, gli staccò con le unghie le dita dal legno, e continuò a trascinarlo giù per la chiesetta, e arrivata alla porta ne fece saltare con l’omero la spranga e aprì con una mano sola senza lasciare con l’altra l’eremitano, anzi spingendolo col ginocchio e buttandolo fuori come un corpo morto. Egli cadde sull’erba dorata dalla luna sorgente, si alzò, barcollò di qua e di là come se la terra gli si bucasse sotto i piedi, e infine parve ritrovare l’equilibrio e si scosse tutto come un animale che si sveglia.
Barbara intanto aveva chiuso la porta, an-