Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/51


sotto l’ala di dio 45

Gian Gavino parlava così, un tempo: ed ella, adesso, si sentiva ferita se qualcuno l’adulava.

— Vattene a dormire, — disse con voce dura; e l’altro obbedì.

Rimasta sola sperò ancora che Gian Gavino tornasse. Si dava pena per lui; gli serbava, in fondo, un’affezione materna: e nello stesso tempo lo odiava.

Finalmente rientrò e chiuse, ma prima di coricarsi prese l’ampolla dell’olio e andò per alimentare la lampada della chiesetta, attraversando la sagrestia che era attigua alla stanzetta e comunicava con essa. E ai piedi dell’altare, raggomitolato sul vecchio drappo giallo che serviva da tappeto, seduto sullo scalino, con la testa sulle ginocchia, vide Gian Gavino che dormiva e russava.

Fu per indignazione che lo toccò col piede per svegliarlo. Egli sollevò il viso e aprì gli occhi spaventati, ma si ritrasse ancora più verso l’angolo dell’altare, mettendo la testa sotto il lembo della tovaglia come per ripararsi. E continuava a guardare silenzioso la donna, sfidandola, ma nello stesso tempo pauroso di lei.