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44 | sotto l’ala di dio |
scalino della porta, mentre volgeva ogni tanto il viso a guardare la figlia assopita nella stanzetta dell’eremitano.
Infatti il vento era cessato ma lasciando l’aria calda e il cielo un po’ torbido. Apparivano le stelle, lontane, rossastre, si respirava l’odore del mirto e dell’alloro selvatico, e il mare, in lontananza, pareva limasse la costa come un prigioniero di notte la sua inferriata.
— Però non lo credevo così dispettoso, — raccontava la donna. — È poi anche ingrato. L’ho tenuto due anni in casa mia come un parente, e quando s’è ammalato, ricordi, tu non eri ancora al mio servizio, l’ho curato io con queste mani, e dopo la malattia, poichè era debole, lo tenevo al caldo e in riposo come un neonato. Come siamo stupide noi donne! E dopo volle andarsene, ed io gli permisi di stare qui finchè voleva, e di seminare, anche, se vuole, senza mai chiedergli conto di nulla....
— Tu sei una donna di Dio; lo sappiamo tutti che sei una donna di Dio, — mormorò il servo con ammirazione sommessa; ma ella trasalì, come si fosse scottata. Ah, anche