tasca di cuoio: e le aquile marine, credendo la tasca un animale, l’avevano presa e poi lasciata cadere in mare. Gian Gavino avrebbe potuto anche riprenderla, poichè per molti giorni l’aveva veduta galleggiare appunto come un animale morto; ma aveva paura dell’acqua, non sapeva nuotare e il luogo era deserto. Aveva anche, dopo, percorso più volte la costa con la speranza che il mare rigettasse a terra il tesoro: in ultimo s’era rassegnato; ma conservava nel cuore un fondo di rancore, una diffidenza terribile contro le donne. Ancora adesso, seduto sullo scalino della chiesetta di cui era eremitano, cioè guardiano senza compenso, fissava la linea del mare che si alzava e si abbassava al vento lieve di levante respirando come un petto umano, e respirava anche lui, così, al ricordo delle sue vicende andate, pensando che finalmente il diavolo lo lasciava in pace. Ma bastò che volgesse gli occhi alla brughiera, tutta palpitante anch’essa nel caldo mattino di giugno, per accorgersi del suo inganno. Appunto una donna, malanno le colga tutte, s’avanzava nel sentieruolo giallo tra il verde, precedendo di qualche passo un carro trai-