Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/43


il tesoro 37

te. Fin da bambino egli conosceva i crepacci dove le aquile fanno il loro nido e non tardò a trovarne uno adatto per lui: vi lasciò la tasca, ma tornando alla sua capanna si pencolava da un lato scuotendo la testa pensieroso, incerto, già pentito: e non potè dormire nè aver pace finchè all’alba non tornò per riprendersi il tesoro. Adesso tutto era azzurro e sangue nel mare e sotto la scogliera l’acqua era così ferma che rifletteva l’ombra dei gabbiani e delle aquile a volo.

L’uomo solo era tetro fra tanta calma; cercava cercava fra i crepacci, ma il sole sorse ed egli non aveva ancora ritrovato il tesoro; finalmente gli parve di vedere come un animale morto galleggiante lontano; e intese la verità. Le aquile credendo la tasca una bestia l’avevano portata via e poi lasciata cadere in mare.

E Gian Gavino se ne tornò e cominciò ad aspettare che la donna, almeno, ripassasse: ma la donna non ripassò mai più.