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il tesoro 35


— Stia con Dio, — salutò in fretta, indietreggiando fino alla botola: e se ne andò ma il nome di Dio gli dava come un senso di tristezza.

Ecco che peccava: aveva mentito, aveva diffidato di quell’uomo benefico, aveva finto d’interessarsi a una donna straniera, a una vedova sola che infine non lo molestava. Tornato giù la vide immobile come ad aspettarlo in fondo alla scaletta, fissandolo coi suoi enormi occhi di gigantessa. Gli sembrò che ella avesse ascoltato e sentito ogni cosa, e arrossì passandole davanti e salutandola appena con un cenno del capo.

Ma mentre se ne ritornava alla sua solitudine, col suo carico sulle spalle e mille inquietudini in cuore, la rivide. Forte, calma, seduta a cavalcioni su un piccolo cavallo rosso, ella fissava davanti a sè lo stradone litoraneo; raggiunto Gian Gavino mise il cavallo al passo e guardò il giovine dall’alto; ed egli arrossì una seconda volta. Così fecero amicizia. Ella parlava bene e non rideva mai; raccontava che non aveva paura a viaggiare sola anche di notte: e se occorreva si travestiva da uomo, e una volta era stata