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il tesoro 29


ma della mano e sentì le ginocchia piegarsi e tremare come gli avessero dato un colpo forte alla schiena. Sì, era una moneta d’oro.

Tutto cominciò a girargli attorno; il mare andava di là verso il paese, il paese verso il mare; e in tanta confusione egli con le ginocchia a terra scavava scavava, con le mani e con la zappa, raccogliendo dalla terra smossa le monete che venivano sempre fuori come da una sorgente nascosta. Se ne pienò le tasche, se le buttò in seno: poi le depose sull’orlo della buca e continuò a scavare, ansante selvaggio; adesso, no, non la sentiva più la fatica, avrebbe passato così tutta la vita, piegato nella penombra, col sudore che gli pioveva giù lungo le guance e cadeva fino alle viscere della terra.

Ma a una certa profondità non vennero più fuori che dei cocci di creta nerastra che a toccarli si rompevano e si scioglievano in polvere: egli tuttavia cercava, cercava, affondando il braccio fin dove poteva, col petto a terra e il viso tragico rivolto ad occidente. Quando si convinse che non c’era più nulla sedette sulla terra smossa, con le monete in mezzo alle gambe, e infantilmente