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le prime pietre | 321 |
bifolco che preparava gli gnocchi con l’accuratezza d’una massaia si passò il dorso della mano sulla fronte e disse al gobbo:
— Lo manderai a studiare, quello sgambirlotto, di’, cosa pensi?
Il gobbo, che aiutava a preparare il sugo, pensava alla sua signora cognata.
— Se la mia signora cognata vuole!...
— Perdiana! Adesso che è vedova e che avete fatto pace, la superbia le sarà passata. Se ti ha concesso il ragazzino oggi, te lo concederà domani: potreste anche vivere assieme, adesso, che hai la casa a tre piani.
Ritornando alla sua casa a tre piani, la sera, il gobbo ripensava a tutte queste cose. Stellino era stanco e gli si appoggiava addosso, tenero e molle. La luna rossa saliva in fondo alla strada eguale, sempre eguale, e tutte le cose nella vita sembravano dritte eguali sempre eguali come quella strada.
Stellino mezzo addormentato sognava acini e acini d’uva, e gli pareva di avere dentro le manine tanti centesimini che crescevano, diventavano soldi, lire, scudi, e scappavano da tutte le parti. D’un tratto si svegliò sbadigliando e rise, un risolino dolce, lontano, di sogno.