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le prime pietre 319

sogno prepotente di lanciare pietruzze qua e là, dove capita capita, anche sulla schiena degli operai e sulla gobba dello zio, curvandosi e sollevandosi sempre in equilibrio con un solo piede su una sola pietra che traballa.

— Stellino, scendi: che roba è questa, Dio ti stramaledì....

No, non bisogna maledire un innocente, anche se commette del male: eppoi, non sapeva perchè, lo zio gobbo provava gusto a vedere Stellino fare il monello. Gli operai si erano tirati indietro; ed egli ebbe l’impressione che fossero più rispettosi e timidi, quel giorno, solo perchè Stellino buttava le pietre.

— Ebbene, scendi! Ecco le monete: se no, le metto io, birbante.

D’un balzo Stellino fu giù, con le mani giunte concave, che richiuse tosto per farvi suonare dentro le monete. E così saltò dentro in una delle zeta, ove già l’operaio aspettava con la paletta, tre mattoni e un mucchio di cemento.

Gli altri si curvavano a guardare dall’orlo delle fondamenta, e di lassù gli occhi verdi del gobbo guardavano luccicando Stellino dritto là dentro come una statuina appena scavata.