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312 | le prime pietre |
chi di gatto scintillanti nel viso rosso gonfio; e come nessuno appariva ancora, cominciò ad irritarsi sul serio. Cosa credeva, la cognata, di fargli un favore concedendogli per un giorno la compagnia del figliuolo? Ma lui, benchè gobbo e deriso da tutti, non aveva bisogno di compagnia; aveva i suoi fondi, le sue giovenche, le sue bottiglie e i suoi marenghi, per compagnia, che Dio stramaledica tutti gli uomini dritti e le donne aristocratiche: le altre almeno, pure burlandosi di lui, non lo sfuggivano, perchè il gobbo porta fortuna: porta fortuna agli altri, si sa. Lui intanto si masticava i baffi per la rabbia, ricordando, in quei pochi momenti di attesa davanti alla vecchia casa signorile, tutte le disgrazie e le umiliazioni della sua vita, dalle frustate che gli dava il fratello studente, da ragazzi, al rifiuto ultimo della cognata di andare ad abitare con lui nella sua casa nuova a tre piani; tutte, dal grido dei monelli dietro le siepi — gobbo gobbino — ai pugni che i suoi amici gli davano scherzando sulle spalle storte dopo aver bevuto e fatto saltare fino al soffitto il suo lambrusco chiassoso.
Ma di tutti voleva liberarsi, di tutti, comin-