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300 un uomo e una donna

to il suo nome e cognome, Onofria Dau, in una targa di ferro come quella sopra la croce di Cristo».

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D’un tratto si alzò, riaccese il lume e guardò dentro la pentola sopra il camino, chinandola un poco per vederne il fondo e odorando i denari come fossero una vivanda: e le monete di rame parevano davvero fave cotte, con rade lire d’argento bianche come fave fresche.

Stette così un poco, immobile e sospeso, contando con gli occhi i denari; poi parve togliere la pentola dal fuoco, prendendola per le anse, aprì col piede la porta, andò fino al prato e piegandosi sulle ginocchia versò le monete in un fazzoletto che si era tolto di tasca: e avvolse e annodò strette le cocche del fazzoletto. Poi si avviò.

Teneva l’involto fra le mani, duro e pesante come una boccia di ferro. Camminava dritto nello stradone chiaro fra i prati neri, sotto le piccole ruote d’oro del Carro dei Sette Fra-