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fiaba 293


— Ma io non posso sposarti, per quel voto. Mi dispiace.

Lei si alzò e se ne andò: l’orgoglio la faceva camminare in fretta, sebbene i suoi piccoli piedi fossero abituati ai pavimenti lisci. E per vendetta, ordinò al Capo delle Guardie che mai nessuna ragazza nata povera potesse attraversare il bosco e arrivare alle tamerici della spiaggia.

Così si rimise a sedere davanti alla vetrata aperta dell’abside del suo salone e a domandarsi perchè viveva.

Tutto il bosco era in fiore e nei roseti le rose aperte si mostravano al sole come l’amante si mostra all’amato, in tutta la loro bellezza. Si udiva il mormorio del mare, e il canto delle serve era languido: poi un bel momento mormorio e canto cessarono.

Tutto sembrava morto, morto d’amore. Il principe povero sedeva presso il mare immobile, davanti alla barca sulla cui vela il Cristo dipinto reclinava la testa, morto anche lui: sedeva, il principe povero, coi gomiti sulle ginocchia e le mani che spremevano i grappoli dei suoi capelli. La ragazza nata povera non passava, ed egli per forza