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279 la fattura


— In casa del nostro vicino si sente il lamento di uno che se ne va all’altro mondo. Dev’essere zio Nicolao.

La padrona, che rassomigliava davvero a una Madonna, con le mani lunghe fini e il viso lungo fino d’un bianco laccato e come imbrunito e screpolato dal fumo dei ceri, cominciò a tremare. Tremava per ogni cosa, del resto, forse perchè beveva troppo caffè; ma la notizia che forse zio Nicolao se ne andava all’altro mondo la turbò anche perchè s’accorse che ne provava gioia.

— Signore mio, — disse passandosi le mani davanti al viso per scacciare l’ombra dell’odio, — speriamo che non sia. Come farebbe la sua povera famiglia? Va a vedere: siamo tutti cristiani figli di Dio.

La serva andò e ci mise tanto tempo che quando tornò il padrone era già rientrato dalla sua visita mattutina alla bettola e sellava il cavallo per recarsi al suo oliveto. Anche lui sentiva il lamento, nella casa attigua, e rizzava le orecchie come il cavallo ai fischi del vento.

— Ausilia Berrina, fucilata tu sii, donde vieni? — le domandò sospettoso, perchè sa-