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274 la fattura


quell’ora di sera, il ricco Zecchino Pons era alticcio; cosa che però se lo costringeva a piegarsi un poco sulla sua grossa persona molle non gl’impediva di conservare un viso serio, da uomo saggio, e di parlare con dignità un poco sprezzante.

— Bè, compare Diegu, come vanno gli affari? Bene, fucilato tu sii; ho veduto uscire di qui, oggi, Mariapaska e, poco fa, un uccello nero che mi è parso un prete.... E allora, — riprese dopo un momento di silenzio, mentre compare Diegu continuava a lavorare chinando molto il viso sulla vecchia scarpa che teneva appoggiata al ginocchio sul suo grembiale di cuoio, — allora ho detto a me stesso: Zecchino Pons, poichè ci vanno le ragazze di buona famiglia e i preti, e va tu pure, dal fattucchiere. Ebbene, qui corrono denari sonanti, non libbre di lardo nè misure di patate: quando si fa una cosa per conto mio, per conto di Zecchino Pons, corrono denari sonanti. Oh, dunque si tratta di farla bene, però, la cosa: una fattura che renda impotente e innocuo un animale feroce. È bene per tutti: è un’opera di carità. Tu lo sai che io sono buono: a chi mai ha fatto