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selvaggina 267


vestito di frustagno, metà da paesano metà da cacciatore, saliva su dal paesetto: non aveva però nè il fucile nè il cane, e arrivato allo svolto del sentiero invece di proseguire verso la montagna saltò il muricciuolo e s’avvicinò dritto alla donna. Ella s’era sollevata, col cuore che le batteva forte; non aveva nulla da perdere, nulla da temere, eppure l’insolita visita le dava quasi un senso di terrore; e quando egli le si sedette accanto, sull’erba, a gambe in croce, afferrandosi come un bimbo i grossi piedi con le grosse mani, lo fissò spaventata. Egli però non rispondeva a quello sguardo: aveva, nel viso ispido, nerastro, gli occhi belli, chiari, liquidi, riparati sotto le sopracciglia selvaggie e la fronte prepotente come laghi sotto le roccie; ma li volgeva lontano, verso il paesetto bianco arrossato dal tramonto.

— Ti porto notizie di tuo marito, — disse subito. — Notizie brutte.

— È morto?

— Morto è!

Lei chinò la testa ma non pianse: aveva vergogna, o meglio pudore a piangere davanti a quell’uomo che le portava la notizia