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fosse davanti proteso sul muricciuolo come uno di quei vecchi servi che andavano alla fontana, con la barba bianca e il cappuccio tirato indietro dalla cordicella dell’orcio di sughero appeso sul collo. Discuteva, perchè le pareva che dal muricciuolo Dio le lanciasse dei sassi che la colpivano alle tempia, al fianco, al piede, e ad ogni colpo le dicesse: questo perchè imprechi, questo perchè maledici, questo per ricordarti che bisogna esser buoni anche se si soffre.

— Esser buoni, esser buoni! E gli altri son buoni? — rispondeva lei, ribellandosi e reprimendo in fondo all’anima anche una brava maledizione contro lo stesso Dio. — E perchè non lo dite anche agli altri? E gli altri son cattivi e sono fortunati lo stesso. Io, insomma, cosa ho fatto? Ho sposato il becchino, vecchio di quarant’anni più di me per giunta. Ma se l’ho sposato sapevo io i fatti miei: e poi, che cosa dovevo fare, infine, Dio mio, ditelo voi. Ma ditelo voi, dunque, che cosa malanno dovevo fare. Non avevo nessuno, nè padre nè madre nè fratelli; neppure nemici avevo, e nessuno mi voleva neppure per serva. Perchè mi avete fatto