Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/263


lo spirito del male 257


la nuca e per il solco delle spalle come un rivolo d’acqua calda che aumentava il fremito d’ogni sua fibra: mai aveva provato una gioia e un dolore simili.

Ma un passo risuonò nel viottolo dietro l’aia. Ella balzò, spaurita, mormorando:

— È mio marito!

E lo sconosciuto la lasciò subito, allontanandosi senza neppure salutarla. Ella chiuse la finestra e si mise a spogliarsi in fretta. Il passo andò oltre.


Il passo andò oltre; non era quello di suo marito, o forse, sì, era il passo di suo marito ma era andato oltre.

Ella restava immobile davanti al suo grande letto candido, scalza e con la treccia sfatta che le scendeva sul petto. Non riusciva a coricarsi. Un’irritazione cupa scacciava a poco a poco il suo turbamento.

— Che vita, Santa Maria mia, — ripetè, ma non aggiunse: — sempre la stessa.

Una speranza dolce e terribile le nasceva in fondo al cuore: che lo sconosciuto, la sera dopo, tornasse: e qualche cosa di più terribile ancora le nasceva in un luogo profondo che