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lo spirito del male | 251 |
riata; la famiglia di lei, di paesani benestanti, non aveva tante pretese e viveva con una libertà che rasentava il disordine; più tardi, dispersa la famiglia e rimasta la casa a lei, il marito aveva fatto ingrandire porte e finestre e mettere le inferriate: egli amava la simmetria, la sicurezza, l’ordine, e aveva sempre le sue buone ragioni per fare quello che faceva.
I colpi insistevano; tutti i vetri tremolavano.
— Se fosse lui, per provarmi?
Perchè più di una volta l’aveva messa alla prova. Ebbene, ella non seppe perchè, ma la sola idea che fosse lui, per provarla, le diede un impeto di rabbia.
— E io voglio vedere chi è.
— Chi è? — domandò senza muoversi.
— Amici.
Era una voce sconosciuta, che le parve quella di uno straniero.
— Che cosa volete?
— Sono un forestiero di passaggio e ti porto i saluti di tuo fratello.
Ella si riattorcigliò subito i capelli e senza badare che lo sconosciuto le dava del tu,