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il cuscino ricamato 245


suoi occhi un’espressione di angoscia non più umana.

E tornò davanti alla casa, entrò, si tolse il cappello e, come un tempo, invece di lasciarlo sull’attaccapanni dell’atrio lo portò su in mano fino alla camera di lei.

La camera vasta, con tre finestre verdi di crepuscolo e di foglie, pareva piena di uccelli e di stelle: i bambini vestiti di grigio, ciascuno con un cero acceso in mano, cantavano, e in mezzo era lei, stesa lunga bianca sul letto coperto di damasco rosso, con la faccia pallida fra i capelli che sul velluto nero del cuscino parevano azzurrognoli. Il cuscino era ricamato d’oro: d’oro anche il pettine intorno alla fronte: così lei, in quella camera verde, con quell’odore di frutta mature, con tutti quegli uccellini e quei fiori di fiamma tremuli sui lunghi steli di cera, sembrava la bella addormentata nel bosco.

Per questo i bambini cantavano con piacere; e con piacere videro il signore sconosciuto avanzarsi piano piano e stare immobile davanti al lettuccio con gli occhi fissi sul ricamo del cuscino.

Era naturale ch’egli guardasse il cuscino: