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244 | il cuscino ricamato |
lande funebri, i festoni gialli e rossi della vite, e i vetri tremavano e stridevano al vento come chiamando qualcuno che passava di là senza voltarsi.
Egli andò fino alla porta: lì si ribellò: no, non voleva entrare, non capiva perchè era andato fin là, perchè prendeva gusto a tormentarsi. Tornò indietro, fino alla siepe di robinie; qualche cosa lo fermò di nuovo, lo costrinse a sollevare la testa. Era ancora l’odore delle mele, che non veniva più dalla barca ma dalla casetta stessa. Un coro di voci infantili che si sparse nell’aria come un velo scintillante, parve fondersi con quel profumo dolce di fanciullezza, di frutta intatte color di rosa e d’oro.
Erano i bambini di un piccolo asilo fondato dalla padrona della casa rossa; la maestrina sentimentale li aveva condotti a dare l’addio ed a pregare intorno alla loro benefattrice morta. La maestrina stessa aveva composto il coro, e il primo verso diceva:
- Tu che a Dio spiegasti l’ali....
L’uomo giù accanto alla siepe di robinie sorrise: un sorriso che di nuovo diede ai