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228 | la casa maledetta |
vare e rimettere i primi gradini della scala perchè là sotto ci dev’essere una malìa e bisogna toglierla, altrimenti siamo tutti perduti. Sono qui sopra da due giorni, maestro Antonio mio, e non scenderò più giù se voi non mi promettete di aiutarmi a togliere la maledizione di casa mia.
L’uomo la guardava dall’alto, un po’ stupito un po’ turbato: in fatto di malìe non c’è da scherzare, specialmente se sono fatte bene, con l’intervento del prete, per esempio.
— Ebbene, alzati: non hai fatto un cattivo sogno, per caso?
— Sogno fosse! — esclamò la donna alzandosi già un po’ confortata. — L’affare è che da quando abbiamo messo piedi in questa casa, io e Paolo mio, siamo perseguitati dalla scomunica. Non stavamo bene, prima? Ci amavamo come colombi io e Paolo mio. Ebbene, entrati qui entrati nell’inferno. Subito ci siamo ammalati, prima lui a un orecchio poi io ad un piede e ancora l’ho gonfio. Poi ci è morto il cavallo, ci hanno ammazzato il cane, persino le galline muoiono come avvelenate: poi è venuta una vipera fino al focolare; ma questo è niente; il peggio è che li-