Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la casa maledetta | 227 |
tutto Mimia Piras aveva lasciato mettere la casa all’asta per i debiti e se n’era andata coi fratelli in America a lavorare: era come morta e i morti tocca a Dio giudicarli.
Del resto, anche adesso che la casa apparteneva ad Annedda Salis, la donna più devota e scrupolosa del paese, la porta era aperta, il luogo deserto: tanto che egli potè attraversare indisturbato il cortile, la cucina, il corridoio, salire la scala, arrivare fino alla camera da letto degli sposi.
La donna stava seduta per terra, accanto all’uscio, col cestino del lavoro a fianco; ma non cuciva; con le mani abbandonate fino a terra, bianca in viso, la testa appoggiata al muro, pareva malata. Non si scosse vedendo il rozzo e grave muratore: solo i grandi occhi neri le brillarono un po’ tristi. Lo aspettava.
— Vi aspettavo, — disse con voce languida. — Mio zio vi avrà detto che voglio rivendere la casa: sì, la rivendo allo stesso prezzo che l’ho avuta io; Dio mi guardi dal prendere un centesimo di più. C’è il compratore che domani verrà a vederla, ma prima io voglio assicurarmi di una cosa: voglio le-