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226 la casa maledetta


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Andò il giorno stesso, nelle ore di riposo fra mezzogiorno e le due, per vedere che lavoro c’era da fare. A quell’ora, sotto il sole abbagliante di giugno, la pace intorno alla casetta era ancora più intensa: l’orto solitario della chiesa, invaso di grandi cespugli di ruta e di genziana, odorava come un angolo di brughiera, attraversato dall’ombra del campanile: intorno non si vedeva anima viva.

Mastru Antoni ricordava quando era andato a periziare la casa: anche allora aveva spinto il portoncino e attraversato il cortile senza incontrare nessuno: e aveva pensato alle voci maligne che correvano sul conto della proprietaria, Mimia Piras, nota per la sua bellezza, per i suoi debiti e per altre cose. Certo, il luogo era molto solitario, molto comodo per una donna che avesse voluto delle avventure.

Maestro Antoni però si morsicò la lingua, come faceva ogni volta che si sorprendeva a giudicare temerariamente il prossimo: dopo