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La potenza malefica.
Quando ero ragazzina io, ricordo, a me ed a tutti i bambini «signori» del vicinato ci ricuciva e risolava le scarpette, — primitive scarpette a lacci, con doppio arco di bullette lucenti come stelle, — un vecchio ciabattino misterioso che abitava una stamberga poco distante da case mia. Donde fosse venuto, di che paese era, il misterioso «maestro di scarpe» io non l’ho mai saputo. So che mi dava soggezione. Altissimo, curvo senza essere storto, — a volte si drizzava e pareva allungarsi per volontà propria.
Sempre vestito, d’inverno e d’estate, d’un abito grigio verdastro non suo, abbottonato sul petto nudo, senza il grembiule di cuoio che indossava solo nelle ore di lavoro, aveva un’aria quasi distinta di signore decaduto.
Sotto il cappelluccio molle, il lungo viso,