Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/208

202 quello che è stato è stato

va dato, no, alla serva: lo indossava ancora, a quell’ora tarda di notte, seduta accanto al fuoco. Ogni tanto si chinava a guardare sull’anta del camino una scala di linee, e dei numeri, delle date, dei graffiti, già disegnati da lei. Sullo scorcio della sua guancia di quindici anni una data era più profondamente incisa delle altre. Che era accaduto in quel giorno? Ella non lo ricorda; non vuole ricordarlo neppure; anzi non vuole neppure più chinarsi per guardare quelle sciocchezze infantili; tutto il passato nostro non è che infanzia, davanti al presente; ella non vuole più chinarsi, per non tornare bambina, e si solleva dunque, dritta sulla schiena, appoggiata forte al seggiolino ch’è stato della nonna: e pensa che bisogna anche concludere la faccenda delle lettere. Non vuole certo tenersele in tasca tutta la vita, lei, come la nonna: le pesano già tanto, la tirano a destra, come un peso grande, la tirano a sinistra, a misura che le cambia da una saccoccia all’altra.

Del resto, neppure per un attimo aveva esitato nella decisione di restituirle a Battista Oppos: la madre aveva promesso di restituirle, e la nonna non contava nulla in