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sue promesse, Nina, mi facevano male; mi sembravano i canti degli ubbriachi nella strada; ma sopportavo tutto purchè egli venisse qualche volta a stringere la mano alla povera Maria Marta. Visto che non otteneva le lettere, egli non tornò più: tua madre morì chiamandolo, ma lui quel giorno era a tenere a battesimo il figlio del Sindaco, intendi, del Sindaco, con sua moglie vestita di seta, e buttava i denari ai poveri e ai ragazzi, nella strada, come si usa, e tutti gli baciavano la mano e sua moglie piangeva per la gioia di avere un marito così generoso e così amato dalla popolazione. Così almeno mi hanno raccontato. Tornò, poi, Nina. S’intende che tornò per domandarmi ancora le lettere: «ecco una cambiale — mi disse —; potrete pagare i vostri debiti e il medico, e mandare Caterina a studiare: quello che è stato è stato, datemi le lettere secondo la vostra promessa». Io lo guardavo e tacevo; eravamo giù nell’atrio. Egli era serio, perchè è un uomo serio e non grida mai. Chiuse la porta e mi disse sospirando: «può darsi che io abbia fatto male: avevo molti torti verso la povera Marta, ma non sempre l’uomo può fare quel-