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quello che è stato è stato | 193 |
che adesso la sua testa sorpassava il finestrino e che bisognava chinarsi per rivedere il monte alla propria altezza.
Eppure doveva crescere ancora: aveva diciannove anni e ancora doveva, oltre che crescere, studiare per prendere la patente della Scuola di Magistero; passò dunque senza commuoversi: se era già più alta dei suoi professori perchè non poteva essere più alta delle sue montagne? Del resto la sua statura le dava noia, la costringeva a spendere il doppio per i vestiti, a pensare che non avrebbe mai potuto sposare un uomo basso, fosse pure un grand’uomo; a chinarsi per ascoltare i segreti delle sue compagne piccole: e così dovette addirittura inginocchiarsi per essere con la testa al pari della testa della nonna coricata su un letto basso profondo.
Nel riconoscerla, la vecchia nonna malata aveva spalancato gli occhi grandi neri cerchiati di luce come gli occhi della rondine: il viso rosso di febbre parve gonfiarsi di sangue, per un senso quasi di terrore; poi tornò bianco, vuoto, tremulo fra le treccioline dei capelli grigi.
— Nonna, nonna, nonna mia! Mi sem-