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dramma 179


nella gioia, nelle sbornie e nelle collere violente degli uomini che la circondavano: lei taceva, come morta, ferma al suo posto, in fondo alla taverna dalla cui porta sempre spalancata si vedava solo una linea bianca di stradale chiusa da un ciglione erboso, sopra il quale, sullo sfondo desolato del cielo, passavano di continuo, lenti col muso per terra, cavalli e buoi al pascolo. A volte il silenzio e l’immobilità intorno le davano l’impressione che tutto, il mondo lontano grave della pena di suo marito, il mondo vicino grave della pena di lei, tutto fosse un sogno, un sepolcro quieto. Eppure, in fondo, sotto questa morte apparente ella non faceva altro che aspettare. Un giorno, dunque, verso la fine di quaresima, mentre lei dormicchiava col libro fra le mani, un uomo, un adolescente quasi, alto, pieghevole come una donna, guardò dalla porta, sporgendosi diffidente come uno che fugge un pericolo e cerca un rifugio.

Ilaria spalancò gli occhi, ma credette di continuare a sognare. L’uomo entrò, curvandosi sotto la porta tanto era alto, e andò a sedersi al tavolo in fondo accanto alle botti violacee: non domandò nulla: mise i