Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/180

174 la croce d’oro


fidanzata, pallida, a occhi bassi, non mi guardava più. Il cuore mi batteva, e attraverso quel velo che, come dico, mi avvolgeva la testa, mi pareva di vedere gli occhi dei vecchi e dei giovani volgersi di tanto in tanto a me con diffidenza.

Così arrivò l’ora di andare alla messa; ci alzammo, ma io mi sentivo sempre più grave, barcollante sotto il mio peso, e inciampavo come un ubbriaco. Andavamo in fila, le donne avanti, gli uomini dietro; arrivati in chiesa ci mescolammo alla folla, ed io mi scostai, piano piano, indietreggiando, fino al battistero, fino alla porta, fino all’ingresso.... e là volsi le spalle alla casa di Dio e fuggii come inseguito dai demoni. Andavo come un pazzo, e girai di qua e di là fino all’alba: all’alba tornai a casa. Mia madre era già alzata; accendeva il fuoco e sembrava tranquilla ma pallida come avesse vegliato tutta la notte; vedendomi così stravolto credette mi fossi ubbriacato e spiegò la stuoia per farmi coricare. Mi disse solo:

— Cattiva figura, hai fatto, figlio caro!

Io mi buttai per terra, morsicai la stuoia; poi mi alzai in ginocchio, trassi la croce d’o-