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la croce d’oro 173


Allora io sentii la schiena tremarmi: il figlio dell’amica dello straniero non potevo essere che io: io solo avevo, per donarla alla sposa, la croce d’oro di mia madre. Non aprii bocca, ma da quel momento come un velo fitto mi avvolse la testa: vedevo sì, ma confuso, e le orecchie mi ronzavano e non distinsi più le parole che si scambiavano lo straniero, la suocera, i giovani.

Sentivo un gran dolore, un peso, un peso che mi stroncava le reni, come se la croce d’oro dentro la mia tasca fosse d’un tratto diventata grande massiccia e mi gravasse sopra le spalle.

Poi lo straniero, dopo essersi scaldato i piedi, se ne andò, alto, silenzioso, col suo pungolo in mano e la bisaccia al collo.

— Chi era? — domandò la suocera.

— E chi lo conosce? — rispose il suocero. — Io non l’ho mai conosciuto, ma la sua figura non mi è nuova. Sì, devo averlo veduto, tanti anni fa, forse quando veniva di nascosto a visitare la sua amica.

Ed io zitto. Di nuovo tutti si erano ricomposti, seri, gravi: e le ragazze andavano e venivano preparando la cena, ma la mia