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172 | la croce d’oro |
risero anche il suocero e la suocera: pareva un male che si attaccasse dall’uno all’altro: solo lo straniero restava tranquillo, guardandoci come un fanciullo, nè sorpreso nè offeso.
Finalmente, quando tutti si ritornò seri, disse rivolto alle donne:
— Tanti anni fa son passato un’altra volta in questo paese, e mi capitò lo stesso di andare in una casa dove c’erano fidanzati: ed erano allegri così; solo la promessa sposa mi guardava, mi guardava, e quando andai via mi seguì fino alla porta e mi disse: «il mio vero fidanzato sei tu, io ti aspettavo, rimani e fammi il dono». Io le feci il dono, e sebbene me ne andassi ed ella si sposasse con l’altro, il vero sposo fui io, ed il suo figlio trasmetterà a voi, spose, il dono ch’io feci a lei, e voi lo trasmetterete ai figli vostri per le loro spose.
Noi ci guardavamo senza più ridere nè sorridere: l’uomo ci sembrava strano, quasi pazzo, eppure, dopo l’allegria, ci destava soggezione, quasi paura.
La suocera domandò:
— E, di grazia, che dono è stato, il tuo?
— Una croce d’oro.