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170 | la croce d’oro |
dolci ai loro fidanzati e rispondendo piano senza sorridere ai loro complimenti.
Io non mi trovavo male, in simile posto, perchè ero un ragazzo serio, un orfano abituato a considerare gravemente le cose della vita; mi bastava guardare ogni tanto la mia fidanzata e se lei, quando volgeva le spalle al padre e alla madre, sollevava rapida gli occhi per guardarmi mi pareva si aprisse il cielo, e la cucina coi suoceri, i fidanzati, le fidanzate, i fratelli che scorticavano i capretti per la cena, mi pareva la Corte Celeste con Dio, i Santi, gli Angeli. Com’ero contento quella sera! Non sono stato mai così contento. Solo aspettavo con ansia il momento, dopo il ritorno dalla messa, di fare il dono alla mia fidanzata e legarmi così con lei.
Ed ecco qualcuno picchiò fuori al portone del cortile: uno dei fratelli andò ad aprire e tornò seguìto da un uomo alto, uno straniero con una piccola bisaccia al collo e un pungolo per bastone in mano.
Io lo guardai bene, mentre si avanzava silenzioso, calzato com’era con scarpe molli senza tacchi, di quelle che usano gli Olianèsi: sulle prime mi parve molto vecchio, con la