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la croce d’oro 167

guaste. Non ha voglia di parlare; la solitudine e il silenzio gli hanno arrugginito la lingua.

Ma la serva ha portato giù una medicina buona a sciogliere le parole annodate, e il vecchietto beve e comincia a lamentarsi.

— Che storie vuoi che ti racconti? Son vecchio e ormai devo parlare solo con la terra che mi chiama. E se vuoi storie cercale nei libri, tu che sai leggere.

— Bevete un altro poco, — dice la serva, curva anche lei a scegliere le olive, — e poi raccontateci di quando dovevate sposarvi, su!

— Quella è storia vera, non leggenda; sì, te la voglio raccontare perchè era proprio di questi tempi, Pasqua di Natale.

Avevo venti anni, ero fidanzato. Ero giovine molto, per prendere moglie, ma il malanno è che ero orfano di padre e mia madre era sempre malaticcia; soffriva di cuore, ma era serena e timorata di Dio e mi diceva, «sposati, che così quando muoio io non rimani solo a portare la croce della vita, o esposto a cadere nelle mani della prima donna che capita». Pensavamo: chi sce-