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La croce d’oro.
Eravamo quasi alla vigilia di Natale, ed io che dovevo scrivere una novella d’occasione per un giornale straniero ancora non avevo trovalo l’argomento.
Allora pensai di andare a raccogliere qualche leggenda. (Vivevo ancora nell’Isola).
Conoscevo un vecchietto che ne sapeva tante: era un mezzadro d’un nostro piccolo podere nella valle: d’estate e d’autunno veniva su, curvo sul suo bastone, con la bisaccia colma sulle spalle e sul petto, e la barba che gli andava dentro la bisaccia. Quasi sempre arrivava sul tardi; la stella della sera sorrideva su noi fanciulli dal cielo lilla del crepuscolo. E il vecchietto ci sembrava uno dei Re Magi che avesse sbagliato strada e perduto i suoi compagni: la sua bisaccia era piena di cose che per noi erano più preziose dell’oro e della mirra: di frutta e di storielle.