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l’usuraio 163


di tela sulla spalla.... e lei era una nobile! Io le davo denari: per orgoglio lei mi pagava gl’interessi. Poi cominciarono le liti. Lei si vergognava di me. Amica sì, moglie no: poi m’insultava. Io le dissi: ti ridurrò povera, mendicante, così mi sposerai. Fu lei ad andarsene; e più diventava bisognosa più mi disprezzava: poi non volle vedermi più. Io speravo che lei tornasse qui: le tenevo pronto il vestito da sposa. Poi è morta. Così è stato: e nessuno lo ha mai saputo. Ma io.... io sono sempre lo stesso: e lei è sempre stata la padrona qui....

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Quando se ne andò, il prete chiuse di nuovo l’armadio; ma gli sportelli si riaprirono subito, uno dopo l’altro, e l’odore della canfora uscì come da una porta aperta sul giardino dei morti.