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144 il voto

tero sulle pietre, fra i corti cespugli di mirto che odoravano alla luna, e il giovinetto si prese un ginocchio fra le braccia e guardò l’ombra del suo grosso piede e il piede stesso a metà coperto dalla ghetta d’orbace. Fu lei a domandare:

— Sei stato sempre sano?

— Grazie a Dio, sì. Solamente son caduto, quest’inverno, mentre cambiavamo la greggia verso Posada, e mi son rotto la gamba; ma mia madre ha portato una gamba d’argento, proprio d’argento vero, a Nostra Signora del Rimedio, e son guarito, grazie a Dio. Era argento vero; è andata proprio dall’orefice a Nuoro per farla fare. Tu non ci credi, Marià? Così Dio mi assista, era argento.

— Perchè non devo crederti? Siete tanto ricchi, per far questo! Se non date gambe d’argento ai santi cosa fate?

Parlava umile, ma anche ironica. Egli però non capiva.

— Anche quando è morto nonno, per Pasqua, abbiamo regalato un quadro in ricamo a Santa Lucia: ma il nonno era ricco, malanno! Ha lasciato tutto a me, lo sai? Te