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140 la veste del vedovo


E non piangeva, non gridava; ma non si decideva a rimetterla sul carro e portarla così, vestito da sposo, al suo paese. Rimase lì tutto il giorno: il tramonto tinse di sangue le macchie, le pietre intorno; poi sparve anche l’ombra del nuraghe e tutto fu un’ombra intorno alla donna morta. Seduto sull’erba egli la guardava, e gli pareva che ella dormisse finalmente, dopo tante notti di fatica, con le treccie confuse con l’erba, le mani stanche e tristi di lavoro.

— Perchè l’avevi accettato? Era forse più uomo di me, lui? — le domandava; e pensava alla vecchia nonna che aspettava col caffè e coi dolci e che adesso doveva cucirgli anche i vestiti da vedovo.

Infine sentì la rugiada cadere e pensò che poteva far male alla povera Giula. Tornò a sollevarla un’ultima volta e la depose sul carro, la coprì col lenzuolo abbassandolo come un’ala sopra di lei. E tolse le arance e le pervinche dai buoi e gliele mise accanto. Poi aggiogò le bestie al carro, ma non si decideva a partire.

Era già sera; la luna saliva sopra il nuraghe, ed egli vedeva la sua ombra nera sot-