Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
136 | la veste del vedovo |
bo, infantilmente. Giula lo guardava dall’alto, adesso, materna eppure pallida, agitata dentro da un batticuore che cresceva, cresceva sempre più, a misura ch’egli le stringeva la mano e sollevava il viso sulle ginocchia di lei per guardarla: un batticuore simile a uno scalpitare di cavalli che si avvicinavano, si avvicinavano e dovevano passarle sopra.
Egli le si stese davanti, come spiegandosi tutto davanti a lei per offrirsele meglio, sollevò le braccia e attirò la testa di lei sul suo viso. Pareva volesse dirle un segreto.
— Giula, ti rammenti dunque, la prima volta che ci siamo baciati? Era qui, ti ricordi? Avevi quindici anni e io sedici; tuo padre aveva il gregge qui, e siamo venuti per la tosatura. Sì, ti ricordi, uccello mio? E c’era anche lui, il vostro vicino di casa, che non era ancora vedovo e non pensava a te.... Ma perchè non mi vuoi baciare? Pensi ancora a lui?
Giula cessò di scuotere la testa e si abbandonò, a occhi chiusi, con le labbra tremanti. Tutto il viso aveva preso un colore bluastro, e sotto le palpebre si era scavato un cerchio nero.