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la veste del vedovo 127


nello stradone coperto di ghiaia azzurrognola, tra il verde fitto dell’altipiano selvaggio, sembrava davvero una barca che andasse con difficoltà in un mare mosso. L’illusione del mare era accresciuta dal cerchio perfetto dell’orizzonte, azzurro di vapori, dai quali salivano grandi nuvole argentee che presto si scioglievano sul cielo caldo percorso a tratti dal vento di levante. Quando il vento sostava, tutto ritornava immoto, a perdita d’occhio, e macchie e macchie, e pietre e pietre si seguivano e si circondavano fra loro.

Si saliva insensibilmente. Un punto nero apparve in lontananza in cima alla linea bianca dello stradone, su uno sfondo di nubi correnti: il vento diventava sempre più caldo e odoroso e la donna si sollevava, con le narici diafane agitate da un lieve fremito, respirando forte quell’aria selvaggia e pura: aria di passato, di giovinezza e d’amore.

— Giula, Giula, come andiamo? Alza quelle nuvole. Hai sonno ancora? Siamo a metà strada e nonna adesso comincia già ad accendere il fuoco e a riempire la scodella di grano per augurarci la buona fortuna. Giula, siamo a metà strada. Ecco il nuraghe di Mesu Caminu....